Il 2025 segna un passaggio epocale per le imprese europee.
Con l’entrata in vigore della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e dei nuovi European Sustainability Reporting Standards (ESRS), la sostenibilità non sarà più solo una scelta etica o reputazionale, ma un obbligo normativo e strategico.
Le aziende dovranno rendicontare in modo trasparente i propri impatti ambientali, sociali e di governance, basandosi su dati verificabili e processi digitali integrati.
Dalla dichiarazione alla misurazione
Negli ultimi anni molte imprese hanno pubblicato bilanci di sostenibilità o rapporti ESG, ma spesso con dati incompleti, qualitativi o difficilmente verificabili.
Il nuovo quadro normativo cambia completamente paradigma: la rendicontazione deve essere fondata su metriche misurabili, comparabili e integrate con la contabilità finanziaria.
Questo richiede una trasformazione digitale profonda, in cui i dati ESG non siano più un insieme di fogli Excel, ma un vero sistema informativo aziendale.
La digitalizzazione come garanzia di credibilità
Il processo di rendicontazione ESG non potrà più essere gestito solo da consulenti esterni o come adempimento formale.
Diventa una funzione permanente, supportata da piattaforme digitali capaci di:
- raccogliere automaticamente dati ambientali, sociali ed economici;
- elaborarli secondo standard ESRS;
- e renderli disponibili in tempo reale agli stakeholder.
Questa digitalizzazione garantisce trasparenza, tracciabilità e coerenza dei dati, tre condizioni essenziali per evitare il rischio di greenwashing e per migliorare l’accesso al credito sostenibile.
L’evoluzione dei ruoli aziendali
L’adozione dei nuovi standard CSRD comporta anche una trasformazione organizzativa.
Non basteranno più i tradizionali ruoli di responsabili amministrativi o CSR manager: nasceranno figure ibride come il Data Sustainability Officer, l’ESG Analyst o il Digital ESG Manager, che dovranno tradurre i dati tecnici in indicatori strategici per la governance.
Questo cambio di mentalità aprirà nuove opportunità per chi saprà integrare competenze economiche, ambientali e digitali.
Perché serve una visione sistemica
La sostenibilità non riguarda più solo le emissioni o il risparmio energetico, ma l’intero ciclo di vita aziendale: produzione, filiera, logistica, risorse umane, rapporti con il territorio.
Solo un approccio sistemico, supportato da strumenti tecnologici, può collegare i diversi ambiti e consentire alle imprese di misurare e migliorare il proprio impatto nel tempo.
Il ruolo di Green Path Pilot in questo cambiamento
In questo scenario, Green Path Pilot nasce per accompagnare le imprese in modo concreto verso la digitalizzazione della sostenibilità.
La piattaforma consente di strutturare i dati ESG, analizzarli secondo gli standard europei e tradurli in indicatori chiari per la governance aziendale.
Un approccio che non sostituisce il giudizio umano, ma lo potenzia: i dati diventano conoscenza, e la conoscenza diventa decisione.
Verso Londra e oltre
Il 2025 sarà anche l’anno del debutto internazionale di Green Path Pilot a GeoBusiness London, dove la piattaforma rappresenterà l’innovazione italiana nel campo della sostenibilità digitale.
Ma ogni passo parte da qui: dalla convinzione che la vera rivoluzione ESG non è normativa, bensì culturale.
E che solo unendo tecnologia, metodo e responsabilità si può costruire una nuova economia del valore.






