Nel dibattito internazionale sulla sostenibilità, una parola domina la scena del 2025: doppia materialità.
Introdotto ufficialmente dagli standard ESRS e dalla Direttiva CSRD, questo principio rappresenta la vera rivoluzione culturale del reporting ESG.
Per la prima volta, le imprese non devono più limitarsi a misurare ciò che accade “dentro” l’azienda, ma anche ciò che l’azienda provoca nel mondo.


Due prospettive, un’unica responsabilità

La doppia materialità si fonda su due punti di vista complementari:

  • Materialità d’impatto (inside-out) → valuta come le attività di un’impresa incidono sull’ambiente, sulle persone e sulla società.
  • Materialità finanziaria (outside-in) → misura come i fattori ambientali, sociali e di governance influenzano i risultati economici e la capacità competitiva dell’impresa.

Insieme, queste due prospettive restituiscono un’immagine completa del valore sostenibile, capace di unire etica e strategia, trasparenza e performance.


Dal racconto alla prova dei dati

La doppia materialità impone un salto di qualità nel modo in cui le imprese gestiscono i dati ESG.
Non basta più raccontare “buone pratiche”: occorre dimostrare con evidenze quantitative come ogni scelta si traduca in un impatto o in un rischio misurabile.
In questo contesto, la tecnologia diventa lo strumento chiave per rendere i dati verificabili, tracciabili e comparabili nel tempo.

Solo così la sostenibilità può uscire dalla narrazione e diventare una dimensione oggettiva del valore d’impresa.


Il ruolo dei dati territoriali e del contesto locale

Un aspetto spesso sottovalutato è la connessione tra impatti e territorio.
Le emissioni, i consumi di risorse, la gestione dei rifiuti o i benefici sociali non sono variabili astratte: hanno una dimensione geografica, che va compresa e comunicata.
La geolocalizzazione dei dati ESG consente alle imprese di contestualizzare gli impatti e alle istituzioni di pianificare politiche più efficaci, rendendo visibile la relazione tra attività economiche e benessere collettivo.


Dalla compliance alla competitività

La doppia materialità non è solo un obbligo regolatorio: è anche un vantaggio competitivo.
Chi sa misurare con precisione i propri impatti e rischi ESG è in grado di prevenire criticità, migliorare l’efficienza interna e attrarre investitori e clienti consapevoli.
La trasparenza diventa così una leva di fiducia e un fattore di differenziazione sul mercato globale.


Green Path Pilot e la gestione integrata della doppia materialità

In questo nuovo scenario, Green Path Pilot nasce per fornire alle imprese strumenti digitali capaci di interpretare e applicare il principio di doppia materialità.
Attraverso un approccio integrato, la piattaforma consente di:

  • raccogliere dati ESG certificabili;
  • analizzare impatti e rischi in chiave inside-out e outside-in;
  • generare report conformi agli standard ESRS.

Un modo concreto per trasformare la complessità normativa in un processo gestionale accessibile e trasparente, in grado di supportare le PMI italiane ed europee nella loro evoluzione sostenibile.